Non ho mai capito perché i cavoletti di Bruxelles siano  così poco apprezzati, almeno dalle mie parti. 

Credo di non averli mai assaggiati  da bambina,  nessuno me li ha mai proposti, ma penso che se anche fosse accaduto , non li avrei graditi.

Con il passare degli anni ho iniziato a dargli una possibilità,  ma la svolta c'è  stata questo inverno , li preparo spesso per portarmeli per pranzo,  appestando tutto l' ufficio in cui lavoro , ma sono davvero comodi e gustosi. 

Ho scoperto un ulteriore modo per prepararli e,  soprattutto,  ho capito che più  cuociono,  più  avranno un odore intenso , ben vengano i cavoletti,  ma con meno puzza. 

Questa ricetta permette  di ottenere un piatto unico,  vegano e speziato,  io l' ho trovata sul blog La ragazza delle spezie  1982. 




Curry di cavoletti di Bruxelles 

Per due porzioni medie o una abbondante 

  • 200 / 250 g cavoletti di Bruxelles 
  • 1 cipolla tagliata finemente 
  • 1 pomodoro  grande o 7/8 pomodorini
  • olio extravergine d'oliva 
  • 2 spicchi di aglio tritati
  • 1 cucchiaino di semi di cumino
  • ½ cucchiaino di curcuma
  • ½ cucchiaino di peperoncino  ( omesso) 
  • ½ cucchiaino  semi di finocchio 
  • 1 cucchiaino coriandolo in polvere
  • 150 g piselli o 2 patate 
  • sale
In una larga padella far scaldare l' olio e soffriggere l' aglio,  i semi di cumino. Aggiungere la cipolla e far rosolare dolcemente. 
Unire il pomodoro  a cubetti,  la curcuma,  il sale, cuocere per un paio di minuti  o fino quando il pomodoro sarà morbido. 
Aggiungere il coriandolo in polvere  e il finocchietto. 
Soffriggere 2' / 3' e unire i cavoletti e poi i piselli ( o le patate ) , cuocere altri 3'. Unire un paio di cucchiai di acqua se si dovesse ritirare troppo. 
Cuocere per 5' e servire con coriandolo ( se lo trovate). 

Per compensare il post incandescente dell' altro giorno  ecco una ricetta fresca,  facile e pure vegana , se si considera che per me l'ha preparata la figliola,  direi che di più non potevo chiedere. 
Preparata in anticipo e gustata fredda di frigo è una vera delizia. 
La ricetta viene dal blog The vegan side of the moon ed è assolutamente promossa. 
Fatela,  ma prima procuratevi un panetto di tofu. 

Chiedo venia per la foto,  scattata al volo,  ma questa maionese meritava di essere memorizzata su queste pagine. 



Insalata russa con maionese vegana 
 
Per la maionese vegana
  • 200 g tofu ( se lo trovate il tipo velluto) 
  • 1 cucchiaio succo di limone
  • sale pochissimo 
  • 1 cucchiaio di senape  ( un cucchiaino nella ricetta originale )
  • Curcuma un pizzico solo per dare il colore 
In un bicchiere alto, con un frullatore ad immersione , mixare tutti gli ingredienti fino ad avere una consistenza giusta. 
Utilizzare per condire un' insalata russa. 

Insalata russa
  • 200 g patate al vapore
  • 250 g carote al vapore 
  • Piselli in scatola 
  • q. b.  Aceto balsamico 
Cuocere le patate al vapore,  tagliandole a cubetti , per circa 25'/20'.
Far raffreddare. 
Cuocere allo stesso modo le carote. 
In una ciotola riunire tutte le verdure,  condire con poco aceto balsamico e la maionese vegana,  se serve aggiustare di sale. 
Mescolare bene e conservare in frigorifero. 
Si mantiene per due giorni,  conservata in frigorifero. 
Ci sono ricette della cucina tradizionale che non ho mai replicato,  le ho sempre ammirate,  ma poi distratta dalle infinite altre ricette ho sempre rimandato.
Questa volta una serie di coincidenze mi ha portato a realizzare la prima vignarola della mia vita.
La vignarola è un piatto tipico della cucina laziale che si realizza in primavera con i prodotti dell' orto,  cipollotti,  fave,  piselli, asparagi,  carciofi, mentuccia romana
Cristiana "Una cuoca per casa"su Instagram,  ha postato la sua ricetta e io ho avuto la fortuna di ritrovarmi con quasi tutti gli ingredienti in casa e ho voluto provarci.
Ho schiavizzato  assoldato il pargolo numero due e l' ho messo a sgusciare i piselli freschi e anche le fave,  non contenta gli ho fatto rimuovere anche la pellicola che ricopriva le fave e lì ha avuto qualche cedimento passando il compito alla pargola numero uno.
Poi c'erano gli asparagi da pulire e cuocere,  i piselli da bollire e infine le fave... Ad un certo punto mi è apparso chiaramente il motivo per cui non avevo mai preparato questo piatto,  solo per prepararlo avrò impiegato due ore,  ma il  risultato mi ha ripagato ampiamente.
Il suggerimento che mi sento di darvi è quello di organizzarvi o farvi dare una mano dagli ad altri membri della famiglia.
La ricetta ve la riporto così come l' ho realizzata,  seguendo le indicazioni di Cristiana , ma siate elastici io avevo poche fave  e certamente meno piselli di quelli riportati in ricetta,  va bene lo stesso,  l' importante è ritrovare i sapori e i profumi della primavera.



Vignarola
Dose per 4 persone 

  • 300 g fave
  • 300 g piselli
  • 2 carciofi romaneschi ( io non li avevo e ho usato dei cuori di carciofo congelati) 
  • 1 cipollotto fresco
  • 1 spicchio d'aglio 
  • 500 g asparagi 
  • 200 g guanciale
  • Olio extravergine d'oliva 
  • Sale
  • Pepe
  • Mentuccia fresca
Sbollentare per circa 5 minuti le fave,  scolare e passare subito in acqua fredda, riservare. 
Fare la stessa cosa con i piselli. 
Pulire e lessare gli asparagi , riservare. 
In una larga padella versare dell'olio e far stufare il cipollotto tagliato finemente  e l'aglio a fettine,  aggiungere i carciofi,  puliti e tagliati a julienne,  nel mio caso spicchi congelati, far cuocere fino a quando risulteranno morbidi. 
Aggiungere le fave e i piselli e far cuocere per circa  15'.
Tagliare gli asparagi a tocchetti e aggiungere quasi a fine cottura,  aggiustare di sale e pepe. 
Nel frattempo far rosolare in una padella antiaderente il guanciale  tagliato a fettine sottili .
A fine cottura aggiungere la mentuccia fresca e il guanciale,  mescolare e servire. 


Serviva una quarantena per farmi capitolare sulla frittura.
Dopo una settimana  di dieta vegetariana,  proposta dalla figliola,  una schifezza da quasi fast food ci stava proprio bene.
E  così la scelta è caduta sugli anelli di cipolle che,  lo confesso,  non avevo mai provato come accompagnamento ai famosi panini superfarciti.
Ho utilizzato delle cipolle dorate,  non troppo grandi,  ma il risultato c'è stato.
La ricetta viene da qui. 




Anelli di cipolle fritti 
Per 4 porzioni

  • 4 cipolle dorate 
  • 90 g farina 00
  • ½ cucchiaino di lievito istantaneo per torte salate ( si può  omettere) 
  • 1 uovo
  • 100 ml latte
  • 1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva 
  • sale
  • Olio di arachidi per la frittura 
Sbucciare le cipolle,  tagliarle a fette spesse ½ cm e porre in una ciotola con acqua,  per renderle meno forti. 
Nel frattempo preparare la pastella. 
In una ciotola setacciare la farina e il lievito, se lo utilizzate, il sale mescolare,  inserire il latte,  l'uovo e l' olio e mescolare bene fino ad avere una pastella senza grumi.  Lasciar riposare a temperatura ambiente per 30'.
Sgocciolare dall'acqua  le cipolle e porre su carta assorbente. 
Porre un recipiente  adatto alla frittura sul fuoco e versare l'olio, far scaldare fino a 175°C e inserire gli anelli di cipolle, precedentemente passati nella pastella. 
Far dorare bene,  far perdere l' olio in eccesso poggiando su carta assorbente. 
Servire calde accompagnando le con salse a piacere. 
Quando vado al supermercato  sono sempre tentata dal sedano rapa,  questo ortaggio  così poco  attraente,  ma che trovo buonissimo.
Avevo già provato una ricetta qui , ma i tempi eccessivi di cottura mi avevano raffreddato l'entusiasmo.
Per fortuna ho trovato questa ricetta che permette di ridurre  notevolmente i tempi dando prima una leggera bollitura alle fette di sedano rapa.
La ricetta é gustosa e sazia sufficientemente,  ma non lesinate sugli aromi per avere un risultato appagante.
La ricetta viene da qui. 






Arrosto di sedano rapa all'arancia e patate
Dose per 3/4 persone

  • 1 sedano rapa
  • 4/5 patate
  • Succo di mezza arancia
  • Mezza arancia pelata a vivo
  • Rosmarino
  • Salvia 
  • Sale
Spazzolare il sedano rapa per rimuovere la terra. 
Sbucciare con un pelapatate e tagliare delle fette di circa 1,5 cm. 
Portare a bollore dell'acqua  e immergervi il sedano rapa per circa 4'/5'.
Sgocciolare  e adagiare le fette in una teglia da forno, cosparsa di olio, condire con altro olio,  sale,  pepe,  rosmarino, salvia e gli spicchi di arancia pelati a vivo . 
Sbucciare le patate , tagliare a tocchetti, condire con succo di arancia,  sale,  pepe,  rosmarino,  salvia,  olio e sistemare lateralmente al sedano rapa. 
Cuocere in forno caldo a 200°C  per 30'/40'.


Di tanto in tanto vado sul salato, ricetta particolare e del riciclo, amate i fichi d'India ? Non buttate più le bucce: mangiatele.


Bucce di fichi d'india in agrodolce.
 Ricetta per una porzione

  • buccia di 4 fichi d'india
  • mezza cipolla rossa di Acquaviva
  • Sale q.b.
  • Olio extravergine d'oliva 3 cucchiai
  • Aceto di vino bianco 2 cucchiai
  • Zucchero di canna 1 cucchiaio raso
  • Peperoncino
Pelare i fichi, sciacquare le bucce in acqua corrente.
Portare a bollore dell'acqua salata e immergervi le bucce, cuocere due minuti dalla ripresa del bollore.
Sgocciolare e tagliare a striscioline.
In una padella versare l'olio, poco peperoncino e la cipolla affettata sottilmente, lasciare ammorbidire a fuoco dolcissimo, unire le bucce e cuocere per un paio di minuti, aggiungere l'aceto in cui avrete disciolto lo zucchero e proseguire per qualche altro minuto.
Servire freddo.
.
Ricetta presa dal blog Pasticci e pasticcini - Mimma blog.


Cari amici e affezionati lettori de L'Italia nel Piatto è estate.
Fa caldo, siamo felici di trascorrere le giornate all'aperto e la voglia di cucinare è davvero pochissima, ma non potevamo lasciarvi senza il consueto appuntamento con la cucina regionale e così abbiamo pensato di darvi degli spunti per utilizzare prodotti tipici di ogni regione in modo veloce e fresco.
Oggi , noi de L'Italia nel Piatto vi stuzzicheremo la curiosità e l'appetito raccontandovi di eccellenze da utilizzare semplicemente nelle nostre cucine.Quasi senza accendere il gas ;-)

Qui trovate le regioni partecipanti ( in formazione leggermente ridotta, ma il caldo colpisce ancora!)
Valle d'Aosta:

Piemonte: Pesche al cioccolato 2.0 http://alterkitchen.it/2015/07/16/pesche-al-cioccolato-2-0/

Trentino-Alto Adige:Insalata di cavolo cappuccio e mela al cumino
http://www.afiammadolce.ifood.it/2015/07/insalata-di-ca…ppuccio-e-mela.html

Friuli-Venezia Giulia: non partecipa

Lombardia: non partecipa

Veneto: non partecipa

Emilia Romagna: Insalata di pesche con songino, noci e Parmigiano Reggiano  http://zibaldoneculinario.blogspot.com/2015/07/insalata-di-pesche-con-songino-noci-e.html

Liguria: insalata di pasta e polpo http://arbanelladibasilico.blogspot.com/2015/07/litalia-nel-piatto-piatti-freddi-e.html

Toscana: Prosciutto e fichi con gelato al tartufino del Mugello
http://acquacottaf.blogspot.com/2015/07/prosciutto-e-fichi-con-gelato-al.html

Marche: non partecipa

Umbria: Fagiolini all'agllio e mentuccia http://www.dueamicheincucina.ifood.it/2015/07/fagiolini-allaglio-e-mentuccia.html

Abruzzo:Insalata di patate e rucola http://ilmondodibetty.it/insalata-di-patate-e-rucola/

Molise: Insalata con caciocavallo di Agnone, frutta secca e miele di castagno
http://lacucinadimamma-loredana.blogspot.com/2015/07/insalata-con-caciocavallo-di-agnone.html

Lazio:  non partecipa

Campania: non partecipa

Basilicata:  non partecipa

Puglia:  non partecipa

Calabria: Antipasto freddo alla calabrese  http://ilmondodirina.blogspot.com/2015/07/antipasto-freddo-alla-calabrese.html

Sicilia:  non partecipa

Sardegna: non partecipa


Il nostro blog - http://litalianelpiatto.blogspot.it/


Per quanto riguarda il Molise, ho voluto rendergli omaggio utilizzando uno dei suoi prodotti di punta: il caciocavallo.
Il caciocavallo è un formaggio prodotto con latte vaccino e prodotto tipico molisano.
 È un formaggio originario del comune montano di Agnone fin dai tempi della Magna Grecia. L’usanza di appenderlo a cavallo di una pertica, denota una tecnica produttiva comune nel Meridione italiano.
 Il latte crudo viene riscaldato alla temperatura di 36-38° e addizionato con caglio in pasta di agnello o di capretto. La cagliata, presamica, viene rotta in due fasi: la prima in modo grossolano, la seconda, dopo una breve sosta, alle dimensioni di un chicco di mais. Estratta una parte del siero, la si riscalda a 65° per poi riversarla nella caldaia, sopra la pasta depositata sul fondo. Ad acidificazione avvenuta, si estrae la pasta, la si taglia a fette sottili e si procede alla filatura con acqua a 85°. La formatura avviene a mano e la salatura è in salamoia, per un periodo variabile di 12-20 ore.
 Dopo una breve maturazione di 20 giorni, le forme devono stagionare, spesso in grotte naturali, per un minimo di tre mesi.
 La crosta è dura e sottile, di colore paglierino nelle forme di breve stagionatura, di colore marrone chiaro nelle più stagionate. La pasta è dura, compatta, untuosa, con piccole fessurazioni, di colore paglierino chiaro che varia d'intensità in base alla stagionatura.
Come produzione tipica molisana è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf).
Il caciocavallo di Agnone è inserito nell'arca del Gusto di Slow Food.
 ( Notizie prese  qui e qui )




INSALATA CON CACIOCAVALLO DI AGNONE, FRUTTA SECCA E MIELE DI CASTAGNO

Ingredienti per 2 persone
  • 80 g insalata tipo iceberg o lattuga
  • 100 g caciocavallo di Agnone semistagionato in una sola fetta
  • frutta secca : noci, semi di zucca, mandorle , nocciole, pistacchi
  • olio extravergine di oliva q.b. ( per me molisano)
  • sale
  •  un cucchiaio abbondante di miele di castagno
Lavare e asciugare l'insalata, ridurla a striscioline e adagiarla sul fondo di un piatto.
Tagliare la fetta di caciocavallo a cubetti non troppo piccoli, circa 1,5 cm.
Disporli sull'insalata.
Cospargere a piacere con la frutta secca, aggiustare di sale e olio e , in ultimo versare un filo di miele di castagno e...BUON APPETITO.


Come per tutte le ricette semplici anche  qui la differenza la fa la qualità dei prodotti utilizzati.


Buona estate a tutti da noi de L'Italia nel Piatto, 
ci si rilegge a settembre.

Una ricetta semplicissima, con quello che si trova nei campi ora.
Ammetto la mia ignoranza e dico che queste erbe mi sono state regalate , è possibile, andando al mercato del sabato trovare ancora delle contadine che offrono erbe di vario tipo , presenti in primavera nei campi.

Il tema per questo nuovo appuntamento de L'Italia nel piatto è L'erba del vicino è sempre più verde, siete pronti a fare un giretto, ancora un pò ridotto, per (quasi) tutta l'Italia?
Seguiteci.



Trentino Alto Adige Spätzle alle erbette



MarcheRavioli con le ortiche e ricotta

Umbria - risotto con asparagi di bosco 




e il Molise con la Minestra di verdure campestri e fagioli


Minestra di verdure campestri, patate e fagioli borlotti
per 4 persone
  • minestra campestre 300 g al netto degli scarti
  • fagioli borlotti lessati 300 g
  • patate 300 g
  • olio extravergine di oliva
  • peperoncino secco macinato
  • aglio
  • sale
Lessare le verdure e salare leggermente.
Scolare bene e conservare l'acqua di cottura.
In una padella far scaldare abbondante olio con l'aglio e il peperoncino tritati finemente, versarvi le verdure e saltare fino a che siano ben insaporite.
Tagliare a cubetti di 1 cm le patate, pelate e lavate e sbianchirle nell'acqua delle  verdure, facendo cuocere, dal bollore, per 4'/5'.
Scolare bene.
Scaldare dell'olio in una padella, versarvi le patate e farle rosolare fino a quando non formeranno una bella crosticina, salare.
Agiungere alle verdure, i fagioli e le patate, allungare con un mestolo di acqua delle verdure, coprire e cuocere per 5'.

Servire caldo.
Volendo è possibile gustare su un crostone di pane tostato e cosparso con scaglie di pecorino.


 

E adesso come ve lo racconto che la ricetta di questo piatto me la sono persa?
In realtà è stato un piatto preparato lo scorso anno e l'ho messo lì, in attesa, aspettando queste feste, pensando : poi la scrivo...il poi è diventato mai e ora la ricetta me la sono dimenticata.

Diciamo che me la sono dimenticata a metà, perchè, in effetti, le lenticchie sono quelle che prepara sempre la mia mamma la sera del 31 dicembre e io le faccio , immancabilmente, altrimenti non è San Silvestro.

Per le stelline di brisèe salata proverò a giocare un pò di fantasia, in fondo una brisèe è sempre una brisèe, quello che ho aggiunto è stata la forma e il parmigiano e sale per decorare

Allora siete sicuri di voler provare?
Prima di inizare il conto alla rovescia mettete su una pentola e preparatevi queste lenticchie, pare portino bene!


Lenticchie al burro
  • 250 g lenticchie secche per me quelle di Santo Stefano di Sessanio
  • carota
  • sedano
  • cipolla
  • 50 g burro
  • sale
Cuocere le lenticchie in una pentola con gli aromi, il sale e coperte di acqua, fino a quando non saranno tenere.

In una padella far sciogliere il burro e versarvi le lenticchie sgocciolate dall'acqua di cottura.
Farle saltare e insaporire , aggiustare di sale se occorre.
Se dovessero risultare troppo asciutte unire poca acqua di cottura.

Stelle di brisèe salate
da una ricetta di E. Knam
  • 165 g di farina 0
  • 70 g burro
  • 50 g acqua
  • 1 tuorlo
  • 80 g parmigiano grattugiato
  • 10 g sale 
  • 1 albume , pepe nero e sale rosso per la finitura
Setacciare la farina con il sale, fornare una fontana, mettere al centro il parmigiano, il tuorlo e il burro a pezzetti.
Impastare con la punta delle dita unendo l'acqua e, appena gli ingredienti saranno incorporati in modo uniforme, formare una palla. Avvolgere nella pellicola e lasciar riposare in frigo per almeno 2 ore.

Trascorso questo tempo stendere la pasta allo spessore di 3-4 mm, ritagliare con delle formine per biscotti, spennellare con l'albume avanzato, leggermente battuto con la forchetta per far perdere la tensione.
Cospargere con sale rosso e poco pepe nero macinato al momento .

Cuocere in forno caldo a 160° fino a doratura.

Servire le lenticchie accompagnate dalle stelle di brisèe.

Mangiare rigorosamente con uno spillino per far arrivare la fortuna anche nel 2014.




 Felice 2014


Ho copiato alla grandissima dal suo blog.

Purtroppo ho cancellato un intero servizio fotografico dalla memory card convinta di avere già trasferito le foto sul pc, conclusione: abbiamo mangiato divinamente, ma di foto neanche una!!

Ho preparato altre due ricette, proprio perchè questo periodo è un pò strano, teoricamente avrei più tempo che in altri momenti, praticamente i minuti, le ore, le giornate mi sfuggono tra le dita e arrivo alla sera senza aver realizzato niente di quello che avevo pensato.

In compenso vivo in palestra, si sa quando entro, ma non si sa quando e come ne uscirò...si può intuire facilmente che mangiare e cucinare sia l'ultimo dei miei pensieri.

Epperò alle ricette di LaGreg è difficile resistere e ne avrei ancora un tre, quattro da provare, intanto ho sperimentato questa che l'ha portata ad essere la vincitrice del The Recipe-tionist, che poi è la preparazione di Fairies'kitchen.

Come sempre per questo "gioco" ideato da Eli-Fla, si copia , si ricopia e le ricette passano nelle cucine delle partecipanti, come succede tra vecchie amiche che si raccontano dell'ultimo piatto speciale preparato, facilissimo e di sicura riuscita.

Con questa ricetta è stato così ed è piaciuta così tanto che immediatamente mi è stata chiesta la ricetta.

Le polpette di zucchine ( senza feta) 
 per 18 polpette medie o 30 piccole
  • 4 zucchine medie
  • 100 gr di ricotta
  • 1 uovo
  • 2 cucchiai di parmigiano grattugiato ( 3 cucchiai in tutto)
  • 1 cucchiaio di pecorino grattugiato ( omesso per allergia della figliola)
  • 4 cucchiai di pangrattato
  • sale e pepe
  • menta ( per me erba cipollina fresca e foglie di basilico)
  • farina
  • olio per friggere ( se preferite farle fritte)
Dopo aver lavato le zucchine, spuntarle, grattugiarle con una grattugia a fori larghi, cospargerle di sale e metterle in uno scolapasta, sotto un piatto con un peso sopra, a perdere l'acqua di vegetazione, per 30 minuti.
Trascorsa la mezz'ora strizzarle e versarle in un contenitore, unire la ricotta, l'uovo, il parmigiano grattugiato, il pangrattato e le erbe aromatiche tritate finemente.
 Regolate di sale e pepe.
Mescolate bene gli ingredienti e
formare delle palline leggermente schiacciate che passerete in un po’ di farina prima di friggerle oppure di cuocerle in forno fino a quando saranno dorate.


Io ho preferite passarle in forno, le ho posizionate su carta forno con un filo di olio evo, ho cosparso con un altro filo di olio e infornatpo a 180° forno ventilato fino a quando non sono risultate dorate, circa 30'.



 Con questa ricetta partecipo al The Recipe-tionist di luglio





Chi meglio del Vate può essere un degno testimonial della sfida di questo mese dell'MTC?


 Leggendo la nuova  proposta di Leo ho pensato subito ad un' insalata da dedicare a Gabriele D'Annunzio che ha saputo vivere ed incarnare lo spirito della Belle Epoque:

 un'insalata dannunziana.




Con la sua esasperata ricerca  edonistica, ha anticipato il desiderio di fama e di gloria dell’uomo di oggi, disposto a tutto pur di comparire sui giornali, purché di lui si parli, nel bene e nel male.

Ha amato il lusso, le raffinatezze , il piacere, le belle donne, la bella vita.

Ha amato lo sfarzo, gli eccessi, anche e soprattutto nei rapporti con le donne che si manifestava nell'arte della seduzione, anche a tavola.

I dolci esotici, i vini speciali, i cioccolatini, i frutti rari, i bonbon sono destinati ai riti di seduzione delle belle ospiti che il Vate accoglieva nella stanza della Musica, fra sete orientali e lampade colorate.

Coccolava le sue donne con cibi leggeri ed invitanti, con cioccolatini e marrons glacés di cui era profondamente ghiotto.


Eppure D’Annunzio considerava poco estetico l’atto del mangiare al punto che si isolava per compiere questo rito e nella “stanza della Cheli”, al Vittoriale, insediò troneggiante capotavola al posto suo, e come invito alla sobrietà, il guscio vero della tartaruga (tranne testa e zampe che sono in bronzo) morta d’indigestione per aver mangiato in giardino troppe tuberose.



Stanza della Cheli al Vittoriale- foto presa dal web




In quelle circostanze affidava gli onori di casa all’amante di turno, per ricongiungersi in seguito agli ospiti.


Per la sua tavola personale Gabriele preferiva carni fredde, cannelloni (di cui andava matto), patate fritte, cotolette. Ma cotolette come le sapeva fare l’Albina, la sua cuoca, alla quale scriveva il 19 aprile 1934: «da alcuni giorni m’è venuta una voglia pazza di certe costolette che tu mi facevi riducendo, a furia di battiture con un pestello di pietra, la carne più sottile di una buccia di banana, d’una crosticina di pane sfornato, d’una fetta di patata fritta, e magari di un’ostia consacrata dall’Arciprete Fava...». Le domestiche invece, in assenza della cuoca, gli avevano servito «costolette unte e bisunte, gonfie come rospi...»
Ma più di qualsiasi manicaretto, Gabriele era goloso di uova. «Mi contento di due uova al tegamino» scrive spesso quando non vuole sovraccaricare di lavoro la prediletta Albina. Se però gli viene servita una frittata, allora è felicità. «Cara Albina - le scrive in una domenica senza data - questa tua frittata, dopo tante altre frittate mediocri, è sublime. Te lo dice un conoscitore, che ha saputo fare le più belle frittate del mondo, cosicché alcune - per testimonianza di quel fesso di San Pietro - sono in Paradiso le raggianti aureole di Vergini martiri, se tu credi alla verginità. Accetta questo tenue segno di riconoscenza».



Difficile separare D'Annunzio dalla sua terra, l'Abruzzo, anche nel cibo, il rapporto tra d’Annunzio e il cibo abruzzese era nostalgico:la mentuccia, il cacio marcetto, il pecorino talmente stagionato e duro da diventare lo strumento del popolare gioco della ruzzola; e poi il brodetto caldo, cotto nel tegame di terra e scarlatto di peperoni; le pizzelle, le uova cucinate in un tegamino di coccio sui carboni ardenti, i maccheroni alla chitarra, l’uovo con la pasta d’acciughe, la porchetta, i maccaroni co‘i ‘vongole, i taralli di S. Biagio e la bottiglia del vino cotto, nonché il montepulciano spillato dalle botti e il Parrozzo, dolce creato da Luigi D'Amico, a cui il  Vate si attaccava ogni mattina avvertendo la suggestione di succhiare da esso la parte più genuina della sua regione come l’infante si attacca al seno materno.



Immergendomi nell'atmosfera creata dal Vate , dalle sue parole, dalle attenzioni prodigate alle sue donne, mi è venuta voglia di dedicargli l'insalata per la sfida di questo mese.

Un'insalata semplice, legata alla nostalgia provata per la sua terra d'Abruzzo, ai suoi prodotti tipici.



Ho cercato di mettere insieme, semplicemente, i sapori che D'Annunzio sicuramente conosceva ed amava: insalata da taglio, tagliata direttamente nell'orto, magari ancora calda degli ultimi raggi di sole, pecorino, per dare una nota di sapore, mandorle atterrate, leggermente adattate al piatto, per la nota croccante, le immancabili uova, utilizzate sia nella salsa che come mimosa a decorare il piatto e il condimento a base di una crema di zolle e olio extravergine prodotto in Abruzzo.



Chissà se D'Annunzio l'avrebbe apprezzata?




Insalata dannunziana
per una porzione
  • lattughino da taglio 100 gr
  • mandorle pralinate alla paprika 30 gr
  • pecorino d'Abruzzo 60 gr
  • crema di zolle sott'olio
  • 1 uovo sodo
  • olio extravergine d'oliva
  •  sale
Preparare le mandorle pralinate versando in un padellino antiaderente due cucchiai di zucchero di canna , un cucchiaino di paprika dolce e del sale rosso a mulinello, unire le mandorle e  far scaldare su fuoco moderato fino a che lo zucchero non inizierà a sciogliersi e rapprendere intorno alle mandorle.
Una volta pronte versare su della cartaforno e separare bene tutte le mandorle.


Preparare il condimento
In un mixer versare una porzione di zolle sott'olio, mezzo uovo sodo, altro olio se occorre e sale.
Frullare fino ad avere una consistenza cremosa tendente al liquido.
Tenere da parte.


Lavare ed asciugare il lattughino, versarlo in una ciotola, unire il pecorino tagliato a dadini di un centimetro di lato, le mandorle pralinate divise in due-tre parti, completare naappando con la crema alle zolle e terminare con una mimosa fatta utilizzando la metà del tuorlo avanzato.



Riferimenti bibliografici
http://www.ilgiornale.it/news/mia-cara-albina-d-annunzio-tavola.html
 http://www.abruzzoservito.it/aurum-e-parrozzo-le-false-verita-su-dannunzio-nel-libro-di-enrico-di-carlo/
http://www.giulianovanews.it/2013/05/torino-gabriele-d%E2%80%99annunzio-e-l%E2%80%99enogastronomia-della-memoria/


 
Con questa ricetta partecipo all'MTC di giugno




 
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